Uso del gesso
Uso del gesso

Uso del gesso
Le collezioni delle quattro sedi aderenti al progetto Cast consentono un approfondimento, analisi, studio e osservazione del molteplice uso del gesso. Originali e copie dialogano armonicamente tra loro e il gesso acquista una doppia valenza: materiale autonomo o di supporto, secondo il caso. La gipsoteca diventa quindi contesto privilegiato per approfondire il legame che intercorre tra i concetti di originale, modello, copia, replica e calco.

Il calco è tratto da un rilievo in marmo raffigurante una scena di battaglia, collocata nell'ordine superiore del monumento funebre di Gian Galeazzo Visconti.

Sistema Museale di Ateneo
Raccolta archeologica e gipsoteca
Il Museo
La raccolta archeologica dell’Università di Pavia fu voluta nel 1819 da Pietro Vittorio Aldini con funzioni eminentemente didattiche, che ne hanno poi costituito nel tempo il criterio-guida. Ospita categorie monumentali diverse, che coprono l’arco cronologico dalla preistoria al tardoantico: sculture, capitelli, vasi figurati, terrecotte, bronzetti, monete, iscrizioni. Nella raccolta sono compresi una trentina di gessi, acquisiti all’inizio del secolo XX per illustrare le lezioni di storia dell’arte antica: calchi di statue a tutto tondo (in scala 1:1) e un gruppo di riproduzioni di dimensioni ridotte. Particolarmente interessanti il calco del Discobolo Lancellotti, colorato in verde-bronzo, che risale al primo Novecento; e la recentissima restituzione della policromia originaria nel calco della stele di Aristion del Museo Nazionale di Atene.
3 motivi per visitarlo
Un contenitore architettonico straordinario (la sala della Crociera del vecchio Ospedale di San Matteo)
La più bella copia romana in marmo esistente della famosa e perduta Afrodite Sosandra di Calamide
Una raccolta di calchi in gesso di celebri capolavori scultorei dell’antichità
Mentre l’originale racchiude in sé i valori di genio e unicità e suscita un forte impatto emotivo nello spettatore, la copia è l’emulazione fedele di un’opera d’arte eseguita senza l’intervento diretto dell’autore o dei suoi aiuti e si distingue sia dalla replica, opera fedele a un originale, proveniente dalla bottega dell’artista, sia dalla versione, che mostra varianti autografe rispetto all’originale.


Autore
Briasside
Nella Gipsoteca dell’Università di Pavia si trova il calco della testa di Giove ritrovata durante gli scavi di Otricoli (Umbria), promossi da Pio VI tra il 1776 e il 1784, e oggi conservata ai Musei Vaticani. La monumentale testa è una copia romana del I sec. d.C., in marmo di Luni, di un originale greco: al momento del ritrovamento si pensò addirittura che potesse trattarsi di una copia del celebre Zeus crisoelefantino, realizzato da Fidia per il tempio del dio a Olimpia, ma studi successivi hanno riportato la testa di Otricoli a un archetipo della fine del IV sec. a.C., attribuibile allo scultore cario Briasside, noto anche per la sua partecipazione al Mausoleo di Alicarnasso. Questo archetipo si potrebbe forse ricondurre all’opera più famosa dell’artista, cioè alla colossale statua di Zeus/Serapide, realizzata per Tolemeo I Sotèr ad Alessandria: l’opera, distrutta in antico, ci è tuttavia nota da un passo di Clemente Alessandrino (Protrept. IV, 48, 5); e alcuni tratti, come la folta capigliatura e la barba a nette ciocche, l’osso frontale prominente, lo sguardo infossato e le labbra socchiuse, a creare un vigoroso effetto coloristico, rimandano in effetti allo stile di Briasside. Tuttavia, secondo alcuni studiosi, il Giove di Otricoli non sarebbe una copia fedele del Serapide di Alessandria, piuttosto una sua tarda rielaborazione romana.
Materiale
Gesso
Tipologia
Copia
Ambito
Antico
Originale
fine del IV sec. a.C.
Copia
inizi XX sec.

Raccolta Museale “Regina”
Il Museo
La raccolta museale ospitata presso il Castello Sangiuliani si articola in tre sale e raccoglie le opere dell’artista medese Regina Cassolo, attiva tra gli anni Trenta e gli anni Settanta, donate al Comune di Mede dal marito Luigi Bracchi. Sono esposte sculture realizzate in gesso e in bronzo degli anni Venti, le prime opere in alluminio degli anni Trenta - sculture di chiara appartenenza al movimento futurista - e quelle relative al Movimento Arte Concreta (MAC) degli anni Cinquanta. I disegni, le tempere ed i collages coprono l’intero arco della sua esperienza artistica e talora sono progetti per alcune sculture che compongono la collezione.
3 motivi per visitarlo
Un’artista molto originale che partecipò e promosse importanti movimenti d’avanguardia che influenzarono l’arte nel corso del Novecento
Originalità ed eclettismo: parole che possiamo “leggere” nella lavorazione e nei materiali usati, a volte inconsueti come l’alluminio
Una raccolta di arte contemporanea singolare, immersa fra le risaie lomelline a pochi passi dalla città

Autore
Regina Cassolo
Il soggetto rappresentato è un canarino ma, osservandolo attentamente, possiamo notare un’anatomia più snella e linee più rastremate che ricordano più un uccello predatore che un piccolo volatile. L’animale è appollaiato su un trespolo a parallelepipedo a base triangolare che poggia sull’intero basamento della scultura. Il canarino viene reso in modo essenziale: l’artista lo modella con grazia, facendo risaltare dal corpo estremamente liscio la coppia d’ali che si uniscono sul fondo staccandosi dal corpo sottostante da cui parte la coda. La testa, è ricavata dallo stesso blocco di gesso ed è piuttosto tozza; stenta a staccarsi dal corpo fino all’estremità posteriore, becco compreso, che ha una forma aerodinamica e sotto cui si indovinano gli occhi appena accennati. Questa è una delle poche opere che Regina partendo dal modello in gesso ha deciso di fondere in bronzo. Nella Raccolta medese, l’opera bronzea è posizionata accanto al modello in gesso.
Materiale
Bronzo
Tipologia
Originale
Ambito
Moderno
Originale
1928 d.C. ca.

Musei Civici
Sezione di scultura moderna e Gipsoteca
Il Museo
Il nuovo allestimento al secondo piano del Castello Visconteo presenta una raccolta di oltre 200 sculture del XIX e XX secolo, perlopiù in gesso: calchi di opere antiche accanto a bozzetti e opere definitive. I calchi, provenienti dalle Scuole di Disegno e Incisione e di Pittura (attive a Pavia dal 1838 al 1934), erano utilizzati per lo studio della statuaria classica: si va dal gruppo del Laocoonte al Torso del Belvedere, dal Fauno danzante alla Venere de' Medici. Il percorso prosegue presentando sculture in gesso, terracotta, bronzo e marmo realizzate da artisti di formazione lombarda: dalle prove romantiche di Giovanni Spertini al tocco scapigliato di Medardo Rosso ed Ernesto Bazzaro, dal simbolismo di Romolo Del Bo al liberty di Alfonso Marabelli, per finire con il realismo di Filippo Tallone e i bronzi di Emilio Testa, noto anche come medaglista.
3 motivi per visitarlo
Un allestimento nuovo e moderno all'interno di un castello del '300, da cui si vede il miglior
panorama della città
Un percorso che si snoda tra copie in gesso di celebri statue classiche e opere originali
realizzate tra ‘800 e ‘900 da maestri come Medardo Rosso, Giovanni Spertini, Romolo Del Bo,
Alfonso Marabelli, Filippo Tallone
Un approccio trasversale alla scultura, che focalizza l'attenzione su materiali, forme, funzioni
Inoltre, tra gli artisti dell'Ottocento e ancor più del Novecento non è rara la scelta di utilizzare il gesso come materiale primario dell'opera, concepita già in origine in gesso e poi rifinita con patinature a cera, olio di lino, gommalacca, per ottenere effetti cromatici, lucidi, opachi o vellutati a seconda dell'intenzione dello scultore: è il caso di alcuni lavori di Giovanni Spertini, di Medardo Rosso, di Filippo Tallone.


Autore
Giovanni Spertini
Il gesso è tratto da una copia romana in marmo di fine I sec. a.C. - I sec. d.C., derivata a sua volta da un originale greco in bronzo, oggi perduto, di III sec. a.C. Rinvenuta nel 1583 a Roma, dal 1677 la copia romana è esposta a Firenze alla Galleria degli Uffizi. Il gruppo scultoreo rappresenta due lottatori di Pancrazio (da pan = tutto e kratos = potenza). Si trattava di un sport energico ma massacrante, in cui era consentito braccare il rivale anche alle spalle; sferrare testate, pugni, calci, gomitate e ginocchiate; ogni tecnica di presa era inoltre ammessa per stendere a terra il proprio contendente. I due atleti lottano in completa nudità su un terreno sabbioso (il ring nell’antichità). Sono l’uno avvinghiato all’altro; uno dei combattenti sembrerebbe avere la meglio sul rivale, che è immobilizzato a terra, in ginocchio, colto di spalle. Il lottatore soprastante lo doma con entrambe le gambe a premergli sui fianchi, mentre con il braccio sinistro gli afferra il destro e con la spalla sinistra gli comprime la schiena verso il basso; col braccio destro carica un pugno dall’alto. L’opera si presta senza dubbio a una visione a 360° nella sua tridimensionalità. Tutto ciò riporta all’età ellenistica e una muscolosità dei corpi sì accentuata, ma ancora compatta, suggerisce una datazione dei “Lottatori” agli inizi del III sec. a.C.
Materiale
Gesso
Tipologia
Copia
Ambito
Antico
Originale
I secolo d.C.
Copia
XIX secolo d.C.

Autore
Giovanni Spertini
La scultura, firmata e datata sul basamento, è opera di Giovanni Spertini, nato a Pavia, trasferitosi a Milano nel 1835 per iscriversi al corso di scultura all’Accademia di Brera. La Giovinetta con colomba fu donata dalla vedova Spertini Teresa Rarioli nel 1895 alla Scuola Civica di Pittura di Pavia assieme ad altre sculture in gesso, come ad esempio la Fanciulla che scrive, un Amorino, Giovinetto in preghiera, l’Ecce Homo, Cristo risorto. L’adesione al vero, la minuziosa resa dei dettagli, la sensualità femminile e la formazione accademica sono elementi che sono riscontrabili nella Giovinetta con colomba. Il gusto classico, della bellezza e della posa, e quello contemporaneo ottocentesco, dell’adesione al vero e della resa dei particolari, convivono nella statua con un risultato armonico. La riservata sensualità, la bellezza composta e il lento movimento creato dallo sporgersi in avanti del corpo colpiscono il visitatore. I capelli ricci tenuti assieme da una pettinatura elegante cadono lungo la schiena. Il senso del movimento è affidato alla posizione del corpo. Il volto rappresenta una bellezza raffinata e classica, quasi una Venere, gli occhi sono concentrati sulla colomba detentrice del messaggio conferendole una solenne importanza: essi trasmettono speranza per l’invio della lettera oppure curiosità per la sua ricezione.
Materiale
Gesso
Tipologia
Studio/bozzetto
Ambito
Moderno
Originale
1873 d.C.