Il colore della scultura
Il colore della scultura

Il colore della
scultura
Alcuni esempi di policromia nella scultura sono rintracciabili presso la Certosa di Pavia, nei quattro pannelli in marmo con fondi policromi inseriti nel pronao della facciata della Certosa. Queste lastre illustrano alcuni degli episodi più significativi della storia dell’ordine certosino e della Certosa pavese: l'Approvazione della regola certosina, la Fondazione della Certosa (1396), la Traslazione delle ceneri di Gian Galeazzo e la Consacrazione della chiesa (1497).

L'opera fa parte dei quattro calchi (eseguiti da Edoardo Pierotti nella seconda metà del XIX secolo) dei pannelli in marmo inseriti nel pronao della facciata della Certosa. Queste lastre illustrano alcuni degli episodi più significativi della storia dell’ordine certosino e della Certosa pavese: l'Approvazione della regola certosina, la Fondazione della Certosa (1396), la Traslazione delle ceneri di Gian Galeazzo e la Consacrazione della chiesa (1497).
Presso il museo è possibile ammirare i quattro calchi (eseguiti da Edoardo Pierotti nella seconda metà del XIX secolo) dei pannelli marmorei policromi.


Sistema Museale di Ateneo
Raccolta archeologica e gipsoteca
Il Museo
La raccolta archeologica dell’Università di Pavia fu voluta nel 1819 da Pietro Vittorio Aldini con funzioni eminentemente didattiche, che ne hanno poi costituito nel tempo il criterio-guida. Ospita categorie monumentali diverse, che coprono l’arco cronologico dalla preistoria al tardoantico: sculture, capitelli, vasi figurati, terrecotte, bronzetti, monete, iscrizioni. Nella raccolta sono compresi una trentina di gessi, acquisiti all’inizio del secolo XX per illustrare le lezioni di storia dell’arte antica: calchi di statue a tutto tondo (in scala 1:1) e un gruppo di riproduzioni di dimensioni ridotte. Particolarmente interessanti il calco del Discobolo Lancellotti, colorato in verde-bronzo, che risale al primo Novecento; e la recentissima restituzione della policromia originaria nel calco della stele di Aristion del Museo Nazionale di Atene.
3 motivi per visitarlo
Un contenitore architettonico straordinario (la sala della Crociera del vecchio Ospedale di San Matteo)
La più bella copia romana in marmo esistente della famosa e perduta Afrodite Sosandra di Calamide
Una raccolta di calchi in gesso di celebri capolavori scultorei dell’antichità
Uno dei calchi della Gipsoteca dell’Università di Pavia riproduce la policromia che abitualmente ricopriva non solo le opere scultoree, ma anche quelle architettoniche, come ci ricordano gli autori antichi. La vivace policromia delle sculture arcaiche era del tutto svincolata da qualsiasi tipo di naturalismo e realizzata mediante l’uso di colori fondamentali; in età classica l’uso dei colori si fa più sobrio e, a partire dall’età di Alessandro, si afferma appieno l’arte pittorica, anche applicata alla scultura, con l’uso delle sfumature e delle lumeggiature. La questione della policromia nella scultura antica si era posta fin dai primi ritrovamenti dell’archeologia moderna, a conferma delle fonti letterarie, ma in tempi recenti il suo interesse si è riacceso, per merito degli studi specialistici di V. Brinkmann e di una fortunata mostra internazionale.


Autore
Mirone di Eleutere
La Gipsoteca dell’Università di Pavia ospita ben due calchi in gesso del Discobolo di Mirone (ca. 460 a.C.), uno dei massimi capolavori dello stile severo. Entrambi derivano da copie romane in marmo dell’originale perduto (Luciano, Philops., 18), che doveva essere in bronzo, come dimostra la presenza di un ingombrante sostegno e di puntelli con funzione statica. Quello dei due calchi di Pavia che restituisce senza lacune l’integrità dell’archetipo, è ricavato da una delle repliche romane più vicine all’originale: datata in età antonina (II sec. d.C.) e ritrovata a Roma, sull’Esquilino, nel 1871; già nella collezione Lancellotti, essa è oggi conservata al Museo Nazionale Romano. Ma il calco di Pavia presenta una singolarità: riproduce infatti fedelmente il Discobolo Lancellotti (marmoreo), ma simula una statua bronzea nell’essere uniformemente colorato in verde scuro – la tonalità della tipica patina di ossidazione –, con gli occhi dipinti come per l’inserimento di pietre dure. Il Discobolo di Mirone rappresenta l’atleta cogliendolo in un momento molto particolare: il preciso istante il cui ha appena terminato di caricare l’azione e sta per scagliare il disco, in una sorta di momento ideale, “sospeso” tra azione in potenza e azione in atto, realizzato con una costruzione rigorosamente geometrica della figura.
Materiale
Gesso dipinto
Tipologia
Copia
Ambito
Antico
Originale
ca. 460 a.C.
Copia
inizi del XX sec. d.C.

Musei Civici
Sezione di scultura moderna e Gipsoteca
Il Museo
Il nuovo allestimento al secondo piano del Castello Visconteo presenta una raccolta di oltre 200 sculture del XIX e XX secolo, perlopiù in gesso: calchi di opere antiche accanto a bozzetti e opere definitive. I calchi, provenienti dalle Scuole di Disegno e Incisione e di Pittura (attive a Pavia dal 1838 al 1934), erano utilizzati per lo studio della statuaria classica: si va dal gruppo del Laocoonte al Torso del Belvedere, dal Fauno danzante alla Venere de' Medici. Il percorso prosegue presentando sculture in gesso, terracotta, bronzo e marmo realizzate da artisti di formazione lombarda: dalle prove romantiche di Giovanni Spertini al tocco scapigliato di Medardo Rosso ed Ernesto Bazzaro, dal simbolismo di Romolo Del Bo al liberty di Alfonso Marabelli, per finire con il realismo di Filippo Tallone e i bronzi di Emilio Testa, noto anche come medaglista.
3 motivi per visitarlo
Un allestimento nuovo e moderno all'interno di un castello del '300, da cui si vede il miglior
panorama della città
Un percorso che si snoda tra copie in gesso di celebri statue classiche e opere originali
realizzate tra ‘800 e ‘900 da maestri come Medardo Rosso, Giovanni Spertini, Romolo Del Bo,
Alfonso Marabelli, Filippo Tallone
Un approccio trasversale alla scultura, che focalizza l'attenzione su materiali, forme, funzioni