Ritratti scolpiti

Ritratti scolpiti

Ritratti scolpiti


Le collezioni delle sedi museali aderenti al progetto Cast offrono un interessante percorso attraverso il tema del ritratto scolpito. A partire dal volto dell’antica Sosandra, passando per i volti di Ludovico il Moro e Beatrice d’Este del calco in gesso del monumento funebre marmoreo di Cristoforo Solari della fine del Quattrocento presso il Museo della Certosa di Pavia, attraverso i volti d’artista degli scultori Giovanni Spertini, Oliviero Ercole Rinaldi, Ernesto Bazzaro e Medardo Rosso di fine Ottocento dei Musei Civici di Pavia e infine con i ritratti realizzati da Regina Cassolo durante la sua carriera artistica della raccolta museale Regina di Mede, viene offerta una rassegna di volti protagonisti di un percorso inedito tra Rinascimento, Realismo, Romanticismo, Impressionismo, Scapigliatura e Futurismo tra Certosa, Pavia e Mede.

Aspasia o Afrodite ? Oggi è ampiamente condivisa l’identificazione dell’Afrodite di Calamide, vista da Pausania sull’Acropoli di Atene, con la “Sosandra” descritta da Luciano, ma questa tesi fu confutata da W. Amelung, che volle riconoscere nel volto apparentemente ritrattistico l’immagine di Aspasia, la compagna di Pericle. La proposta dell’Amelung ha avuto un grande seguito, come dimostra la definizione del tipo statuario come “Afrodite-Aspasia”, fino alle risolutive osservazioni del Patroni all’inizio del ‘900, confortate, qualche decennio più tardi, dagli studi di P. Orlandini e, più di recente, di Cesare Saletti.

Afrodite Sosandra

Autore

Calamide

Nella collezione archeologica dell’Università di Pavia è conservata una delle sole otto copie romane note, di dimensioni non ridotte, della testa dell’Afrodite Sosandra, opera dello scultore Calamide (ca. 460 a.C.) che si trovava nei Propilei dell’Acropoli di Atene, come ricordano Pausania (I, 23, 2) e Luciano (Im. 4, 6; Dial.Mer. 3,2). La statua bronzea originale, ovviamente intera, rappresentava un’Afrodite ausiliatrice, “che salva gli uomini” (sosandra, appunto): solenne figura femminile tutta avvolta da un mantello di stoffa pesante, offriva uno dei più alti esempi di quello che è stato definito “panneggio architettonico”. Il tipo statuario intero ci è noto da un buon numero di copie, tra cui quella celebre da Baia, riprodotta qui nel Museo su un pannello fotografico a grandezza naturale, collocato accanto alla testa marmorea. La copia di Pavia, datata nel II sec. d.C., per la sua altissima qualità è stata spesso citata in letteratura, ma una sua piena valorizzazione stilistica è relativamente recente e si deve a uno studio di Cesare Saletti del 1999, che ne sottolineava “pur nel perfetto impianto simmetrico e nel rigoroso gioco delle ondulazioni, il senso di massa ... carica di una sua corposa materialità”. Mancano purtroppo notizie attendibili della provenienza, e si sa soltanto che la scultura entrò nella collezione universitaria in data compresa fra il 1822 e il 1828.

Materiale

Bronzo

Tipologia

Originale

Ambito

Antico

Originale

ca. 460 a.C.

Copia

II sec. d.C.

Un vero ritratto scultoreo presente nella collezione archeologica dell’Università è quello femminile acquistato nel 1821-22 da Pietro Vittorio Aldini. Il ritratto, pur con qualche restauro e montato su un busto antico, ma non pertinente, è riconducibile a epoca antoniniana (II sec. a.C.). L’identificazione si basa soprattutto sull’acconciatura e sulla trattazione degli occhi e riconduce il ritratto a Faustina Minore, moglie di Marco Aurelio, secondo il tipo statuario detto Dresda-Londra.

Musei Civici
Sezione di scultura moderna e Gipsoteca

Il Museo

Il nuovo allestimento al secondo piano del Castello Visconteo presenta una raccolta di oltre 200 sculture del XIX e XX secolo, perlopiù in gesso: calchi di opere antiche accanto a bozzetti e opere definitive. I calchi, provenienti dalle Scuole di Disegno e Incisione e di Pittura (attive a Pavia dal 1838 al 1934), erano utilizzati per lo studio della statuaria classica: si va dal gruppo del Laocoonte al Torso del Belvedere, dal Fauno danzante alla Venere de' Medici. Il percorso prosegue presentando sculture in gesso, terracotta, bronzo e marmo realizzate da artisti di formazione lombarda: dalle prove romantiche di Giovanni Spertini al tocco scapigliato di Medardo Rosso ed Ernesto Bazzaro, dal simbolismo di Romolo Del Bo al liberty di Alfonso Marabelli, per finire con il realismo di Filippo Tallone e i bronzi di Emilio Testa, noto anche come medaglista.


3 motivi per visitarlo

Un allestimento nuovo e moderno all'interno di un castello del '300, da cui si vede il miglior panorama della città

Un percorso che si snoda tra copie in gesso di celebri statue classiche e opere originali realizzate tra ‘800 e ‘900 da maestri come Medardo Rosso, Giovanni Spertini, Romolo Del Bo, Alfonso Marabelli, Filippo Tallone

Un approccio trasversale alla scultura, che focalizza l'attenzione su materiali, forme, funzioni

La presenza di una serie di ritratti e autoritratti d'artista presso la Sezione di Scultura Moderna dei Musei Civici di Pavia consente di stabilire confronti e di delineare una panoramica dei principali scultori del territorio nella seconda metà dell'Ottocento.

I numerosi ritratti dei calchi in gesso delle statue dall’antico esposti nella Sezione di Scultura Moderna dei Musei Civici di Pavia sono ammirabili anche attraverso i disegni eseguiti con grande abilità dagli allievi della Scuola di Pittura di Pavia come esercitazioni per apprendere il mestiere di fare arte.

Museo della Certosa di Pavia

Il Museo

Nello splendido Palazzo Ducale che sorge a destra rispetto alla facciata della Certosa è ospitata una delle più ampie gipsoteche d'Italia, con circa 240 calchi di notevole pregio e raffinatezza di esecuzione, eseguiti da Edoardo e Pietro Pierotti nella seconda metà del XIX secolo. I calchi sono opere a sé, tutti rifiniti in modo differente, con grande attenzione ai dettagli delle sculture rinascimentali da cui sono tratti. La gipsoteca è stata voluta alla fine del XIX secolo da Luca Beltrami che, dopo aver collaborato all’allestimento del Trocadéro di Parigi (che presenta calchi delle più importanti cattedrali francesi), divenne Direttore dell’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti in Lombardia. Chiuso per quasi un secolo dal 1911, il Museo fu riaperto al pubblico nel 2008, per volere della Direttrice Letizia Lodi che ha diretto i restauri ai calchi della gipsoteca e ai capolavori scultorei esposti al primo piano.


3 motivi per visitarlo

Una delle gipsoteche più grandi d’Italia, con calchi di grande raffinatezza esecutiva del XIX secolo, derivati da originali scultorei rinascimentali della Certosa

Un allestimento recente (Gaupiont 2007), che bene evidenzia la particolarità dei calchi di grandi dimensioni, con finiture policrome originali, mantenute durante i recenti restauri

Un contesto straordinario: il Museo si articola anche al primo piano con sculture del XV secolo e capolavori dipinti di Bartolomeo Montagna, Ambrogio Bergognone e Bernardino Luini

Raccolta Museale “Regina”

Il Museo

La raccolta museale ospitata presso il Castello Sangiuliani si articola in tre sale e raccoglie le opere dell’artista medese Regina Cassolo, attiva tra gli anni Trenta e gli anni Settanta, donate al Comune di Mede dal marito Luigi Bracchi. Sono esposte sculture realizzate in gesso e in bronzo degli anni Venti, le prime opere in alluminio degli anni Trenta - sculture di chiara appartenenza al movimento futurista - e quelle relative al Movimento Arte Concreta (MAC) degli anni Cinquanta. I disegni, le tempere ed i collages coprono l’intero arco della sua esperienza artistica e talora sono progetti per alcune sculture che compongono la collezione.


3 motivi per visitarlo

Un’artista molto originale che partecipò e promosse importanti movimenti d’avanguardia che influenzarono l’arte nel corso del Novecento

Originalità ed eclettismo: parole che possiamo “leggere” nella lavorazione e nei materiali usati, a volte inconsueti come l’alluminio

Una raccolta di arte contemporanea singolare, immersa fra le risaie lomelline a pochi passi dalla città

I ritratti realizzati da Regina durante la sua carriera artistica cambiano in base alla sua maturità: si parte da quelli prettamente accademici del primo periodo realizzati con materiali “classici” quali marmo, gesso e bronzo (Autoritratto) a quelli più astratti dei periodi futurista e MAC. Se nel periodo futurista i ritratti perdono alcune connotazioni somatiche come gli occhi e le labbra (Testa di donna con capigliatura), negli anni ’50 i tratti si perderanno del tutto come nel caso del Ritratto di Mariuccia Rognoni, raggiungendo così un vero e proprio astrattismo.

Ritratto di Mariuccia Rognoni

Autore

Regina Cassolo

L'opera, scolpita in un unico pezzo di marmo bianco è stata realizzata alla fine degli anni '40. L'artista ha voluto ritrarre in modo astratto una donna, sua conoscente (da qui il nome).La donna è riletta in chiave naturalistica, è quasi un suo "ritratto fiore" (cfr.Caramel), un seme che germogliando si spacca a metà e genera un secondo pezzo più piccino: ciò lo possiamo interpretare come una maternità, una donna che sta cullando il suo neonato. Le due sfere che poggiano su quella sorta di petali sono le teste della mamma e del bambino. L'opera si incastra ad un basamento nero; conservati in collezione privata, esistono una serie di schizzi e un bozzeto in gesso.

Materiale

Marmo

Tipologia

Originale

Ambito

Moderno

Originale

1948 d.C.

Testa di Ragazzo

Autore

Regina Cassolo

L'opera, ancora della fase di formazione dell'artista, è un gesso patinato. Il giovane, ritratto frontalmente, non è idealizzato, anzi Regina descrive le qualità fisiche e i difetti di quest'ultimo (si possono notare ad esempio le orecchie a sventola). Lo sguardo è fiero e fissa un punto immaginario davanti a se: sopracciglia arcuate, fronte aggrottata. La capigliatura è solo accennata. L'opera è databile attorno agli anni '20 (cfr.Caramel) ed è una delle prime opere dell'artista come già detto lo si può capire dal tratto e dall'esecuzione prettamente accademica.

Materiale

Gesso

Tipologia

Originale

Ambito

Moderno

Originale

1920 d.C. ca.

Il percorso è concluso.
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