I maestri del IV sec. a.C.

I maestri del IV sec. a.C.

Il trionfo della personalità artistica: i maestri del IV sec. a.C.


Il IV sec. a.C. è un momento importante della storia dell’arte greca classica, in cui si assiste al fiorire di personalità artistiche molto importanti e diverse tra loro, ben rappresentate nella Gipsoteca da pochi, ma significativi esempi. Citiamo Prassitele, il “Maestro della charis” (grazia), con una copia ridotta dell’Apollo Sauroktònos. Di Skopas si conservano i calchi di tre teste, che mostrano tutti i caratteri del “Maestro del pathos”. Il Giove di Otricoli, il cui archetipo è da attribuire al cario Briasside, attivo anche nel Mausoleo di Alicarnasso. Figura inoltre il calco dell’Ermes in riposo, da un originale di gusto lisippeo.

Prassitele: Apollo Sauroktònos: Nella Gipsoteca dell’Università di Pavia si trova una copia in scala 1:2 delll’Apollo Sauroktònos, il cui originale (350 a.C.) è attribuito allo scultore ateniese Prassitele. Un Apollo che mostra gli elementi fondamentali dello stile del maestro: il ritmo sinuoso con cui la figura si dispone nello spazio, la ponderazione ‘sbilanciata’ e l’accentuata giovinezza del dio, sottolineata dalla resa anatomica particolarmente morbida.

Skopas: La collezione di gessi dell’Università di Pavia comprende i calchi di tre teste (appartenenti a due guerrieri e al cinghiale calidonio) da riferire alla decorazione frontonale del tempio di Atena Alea a Tegea (secondo quarto del IV sec. a.C.), opera originale del “Maestro del pathos” che si manifesta nella struttura cubica della testa, con gli elementi del volto ravvicinati e lo sguardo rivolto verso l’alto e sottolineato da un potente contrasto di luce/ombra, negli occhi profondamente infossati.

Giove di Otricoli

Autore

Briasside

Nella Gipsoteca dell’Università di Pavia si trova il calco della testa di Giove ritrovata durante gli scavi di Otricoli (Umbria), promossi da Pio VI tra il 1776 e il 1784, e oggi conservata ai Musei Vaticani. La monumentale testa è una copia romana del I sec. d.C., in marmo di Luni, di un originale greco: al momento del ritrovamento si pensò addirittura che potesse trattarsi di una copia del celebre Zeus crisoelefantino, realizzato da Fidia per il tempio del dio a Olimpia, ma studi successivi hanno riportato la testa di Otricoli a un archetipo della fine del IV sec. a.C., attribuibile allo scultore cario Briasside, noto anche per la sua partecipazione al Mausoleo di Alicarnasso. Questo archetipo si potrebbe forse ricondurre all’opera più famosa dell’artista, cioè alla colossale statua di Zeus/Serapide, realizzata per Tolemeo I Sotèr ad Alessandria: l’opera, distrutta in antico, ci è tuttavia nota da un passo di Clemente Alessandrino (Protrept. IV, 48, 5); e alcuni tratti, come la folta capigliatura e la barba a nette ciocche, l’osso frontale prominente, lo sguardo infossato e le labbra socchiuse, a creare un vigoroso effetto coloristico, rimandano in effetti allo stile di Briasside. Tuttavia, secondo alcuni studiosi, il Giove di Otricoli non sarebbe una copia fedele del Serapide di Alessandria, piuttosto una sua tarda rielaborazione romana.

Materiale

Gesso

Tipologia

Copia

Ambito

Antico

Originale

fine del IV sec. a.C.

Copia

inizi XX sec.

Ermete in riposo

Autore

Lisippo o la sua scuola

Formatore

Carlo Campi (Milano)

Nella Gipsoteca dell’Università di Pavia si trova il calco di una famosa statua di bronzo d’epoca romana, rinvenuta a Ercolano nel 1758 e conservata al Museo Nazionale di Napoli. La statua rappresenta Ermete seduto su una roccia, e il giovane araldo è ben riconoscibile dall’unico attributo presente (che è anche uno dei suoi più caratteristici) cioè dai calzari alati, che l’identificano subito come il velocissimo messaggero degli dei.L’originale greco, da cui deriva l’eccellente copia ercolanese databile al I sec. a.C., prospetta un interessante problema di attribuzione, perché viene comunemente ricondotto a un modello della fine del IV sec. a.C., da riferire al celebre scultore Lisippo o alla sua scuola. La paternità di Lisippo non è peraltro suffragata da fonti letterarie o epigrafiche, ma si basa su considerazioni esclusivamente stilistiche, come quelle che sottolineano la padronanza pienamente tridimensionale delle relazioni spaziali e l’adozione di un canone di proporzioni slanciate a governare la costruzione della figura, ed evocano la formula programmatica del Maestro, che aveva inteso raffigurare il corpo umano “non come dev’essere, ma come si vede” (Plin., N. H. XXXIV, 65), cioè secondo le modalità della naturale percezione ottica.

Materiale

Gesso

Tipologia

Copia

Ambito

Antico

Originale

330-320 a.C.

Copia

inizi del XX sec. d.C.

Musei Civici
Sezione di scultura moderna e Gipsoteca

Il Museo

Il nuovo allestimento al secondo piano del Castello Visconteo presenta una raccolta di oltre 200 sculture del XIX e XX secolo, perlopiù in gesso: calchi di opere antiche accanto a bozzetti e opere definitive. I calchi, provenienti dalle Scuole di Disegno e Incisione e di Pittura (attive a Pavia dal 1838 al 1934), erano utilizzati per lo studio della statuaria classica: si va dal gruppo del Laocoonte al Torso del Belvedere, dal Fauno danzante alla Venere de' Medici. Il percorso prosegue presentando sculture in gesso, terracotta, bronzo e marmo realizzate da artisti di formazione lombarda: dalle prove romantiche di Giovanni Spertini al tocco scapigliato di Medardo Rosso ed Ernesto Bazzaro, dal simbolismo di Romolo Del Bo al liberty di Alfonso Marabelli, per finire con il realismo di Filippo Tallone e i bronzi di Emilio Testa, noto anche come medaglista.


3 motivi per visitarlo

Un allestimento nuovo e moderno all'interno di un castello del '300, da cui si vede il miglior panorama della città

Un percorso che si snoda tra copie in gesso di celebri statue classiche e opere originali realizzate tra ‘800 e ‘900 da maestri come Medardo Rosso, Giovanni Spertini, Romolo Del Bo, Alfonso Marabelli, Filippo Tallone

Un approccio trasversale alla scultura, che focalizza l'attenzione su materiali, forme, funzioni

Presso la Sezione di Scultura Moderna dei Musei Civici di Pavia sono esposti due calchi in gesso di statue dall’antico, citati nel suddetto percorso. Si tratta del busto di Giove Otricoli e della statua rappresentante Ermes in riposo.

Il percorso è concluso.
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