I formatori

I formatori

I Formatori


Il ruolo svolto dalla figura del formatore, colui che esegue la forma nel processo di creazione del calco da un originale, è importante e unisce i percorsi delle collezioni scultoree da Certosa a Pavia. Carlo Campi e Pietro ed Edoardo Pierotti furono i formatori che eseguirono i calchi in gesso di gran parte delle sculture dall’antico presenti nella collezione dei Musei Civici di Pavia, come la Venere de’ Medici, e della Certosa, come il monumento in gesso di Ludovico il Moro e Beatrice d’Este.

Il calco riproduce la parte superiore del monumento funebre di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este, realizzato dalla "Ditta Pierotti formatori in Milano" dall'originale in marmo di Cristoforo Solari (1497) che ora si trova sul pavimento del transetto sinistro della chiesa.
Monumento funebre di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este

Autore

Pierotti Edoardo

Il calco riproduce la parte superiore del monumento funebre di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este, realizzato dalla "Ditta Pierotti formatori in Milano" dall'originale in marmo di Cristoforo Solari (1497) che ora si trova sul pavimento del transetto sinistro della chiesa. Il gesso è documentato nel catalogo stampato a Milano nel 1906 dei "Monumenti, statue, rilievi e ornamenti in gesso di varie epoche che si trovano presso Pietro Pierotti formatore delle R. Gallerie", edito verosimilmente dal figlio Edoardo. Il basamento su cui l'opera poggia è un basamento in legno realizzato in occasione del primo allestimento del Museo da parte dell'architetto Luca Beltrami. Un altro esemplare di questo calco si trova al Museo Puskin di Mosca.
(L.B.)

Materiale

Gesso

Tipologia

Copia

Ambito

Moderno

Originale

1850 - 1899 d.C. ca.

Musei Civici
Sezione di scultura moderna e Gipsoteca

Il Museo

Il nuovo allestimento al secondo piano del Castello Visconteo presenta una raccolta di oltre 200 sculture del XIX e XX secolo, perlopiù in gesso: calchi di opere antiche accanto a bozzetti e opere definitive. I calchi, provenienti dalle Scuole di Disegno e Incisione e di Pittura (attive a Pavia dal 1838 al 1934), erano utilizzati per lo studio della statuaria classica: si va dal gruppo del Laocoonte al Torso del Belvedere, dal Fauno danzante alla Venere de' Medici. Il percorso prosegue presentando sculture in gesso, terracotta, bronzo e marmo realizzate da artisti di formazione lombarda: dalle prove romantiche di Giovanni Spertini al tocco scapigliato di Medardo Rosso ed Ernesto Bazzaro, dal simbolismo di Romolo Del Bo al liberty di Alfonso Marabelli, per finire con il realismo di Filippo Tallone e i bronzi di Emilio Testa, noto anche come medaglista.


3 motivi per visitarlo

Un allestimento nuovo e moderno all'interno di un castello del '300, da cui si vede il miglior panorama della città

Un percorso che si snoda tra copie in gesso di celebri statue classiche e opere originali realizzate tra ‘800 e ‘900 da maestri come Medardo Rosso, Giovanni Spertini, Romolo Del Bo, Alfonso Marabelli, Filippo Tallone

Un approccio trasversale alla scultura, che focalizza l'attenzione su materiali, forme, funzioni

La Venere de’Medici dei Musei civici di pavia fu commissionata da Trecourt nel 1850 e consegnata dal modellatore Pierotti l’anno seguente alla Scuola di Pittura.
Venere de'Medici
Afrodite/Venere pudica in completa nudità

Il gesso è tratto da una scultura greca in marmo di I sec. a.C., originale o forse copia/libera interpretazione di un originale greco, oggi perduto, di III sec. a.C. L'autore è lo scultore Cleomene di Atene. La Venere, acquistata da Francesco de’ Medici nel 1584, è oggi esposta a Firenze alla Galleria degli Uffizi. La dea appartiene al tipo iconografico della Venus Pudica, ovvero seminuda o in completa nudità con le braccia protese a celare parte del corpo. Il soggetto, ignudo, si presenta con la gamba sinistra tesa, a reggere il peso della dea, e con la gamba destra piegata. Seno sinistro e pube sono coperti dalle braccia. Il collo, carnoso, è sensibilmente proteso in avanti, come anche parte del dorso. L’acconciatura si mostra ben curata, con fluenti ciocche ricciolute raccolte sulla sommità del capo e all’altezza della nuca. A lato della gamba sinistra, si trova come sostegno per la statua un delfino con due eroti. Il basamento, in corrispondenza della porzione anteriore, reca infine l’iscrizione su due righe: ΚΛΕΟΜEΝΗΣ ΑΠΟΛΛΟΔΩΡΟΥ | ΑΘΗΝΑΙΟΣ ΕΠΟΙΗΣΕΝ, ossia “Cleomene, (figlio) di Apollodoro, Ateniese fece”. La Venere racchiude in sé le linee guida della lezione prassitelica (IV sec. a.C.): la morbidezza dei piani delle forme e la delicatezza e flessuosità della figura.

Materiale

Gesso

Tipologia

Copia

Ambito

Antico

Originale

I secolo a.C.

Copia

XIX secolo d.C.

Sistema Museale di Ateneo
Raccolta archeologica e gipsoteca

Il Museo

La raccolta archeologica dell’Università di Pavia fu voluta nel 1819 da Pietro Vittorio Aldini con funzioni eminentemente didattiche, che ne hanno poi costituito nel tempo il criterio-guida. Ospita categorie monumentali diverse, che coprono l’arco cronologico dalla preistoria al tardoantico: sculture, capitelli, vasi figurati, terrecotte, bronzetti, monete, iscrizioni. Nella raccolta sono compresi una trentina di gessi, acquisiti all’inizio del secolo XX per illustrare le lezioni di storia dell’arte antica: calchi di statue a tutto tondo (in scala 1:1) e un gruppo di riproduzioni di dimensioni ridotte. Particolarmente interessanti il calco del Discobolo Lancellotti, colorato in verde-bronzo, che risale al primo Novecento; e la recentissima restituzione della policromia originaria nel calco della stele di Aristion del Museo Nazionale di Atene.


3 motivi per visitarlo

Un contenitore architettonico straordinario (la sala della Crociera del vecchio Ospedale di San Matteo)

La più bella copia romana in marmo esistente della famosa e perduta Afrodite Sosandra di Calamide

Una raccolta di calchi in gesso di celebri capolavori scultorei dell’antichità

Anche tra le opere della Collezione del Museo di Archeologia sono presenti manufatti del laboratorio di Carlo Campi, come ad esempio la copia dell'Ermete in riposo.
Ermete in riposo

Autore

Lisippo o la sua scuola

Formatore

Carlo Campi (Milano)

Nella Gipsoteca dell’Università di Pavia si trova il calco di una famosa statua di bronzo d’epoca romana, rinvenuta a Ercolano nel 1758 e conservata al Museo Nazionale di Napoli. La statua rappresenta Ermete seduto su una roccia, e il giovane araldo è ben riconoscibile dall’unico attributo presente (che è anche uno dei suoi più caratteristici) cioè dai calzari alati, che l’identificano subito come il velocissimo messaggero degli dei.L’originale greco, da cui deriva l’eccellente copia ercolanese databile al I sec. a.C., prospetta un interessante problema di attribuzione, perché viene comunemente ricondotto a un modello della fine del IV sec. a.C., da riferire al celebre scultore Lisippo o alla sua scuola. La paternità di Lisippo non è peraltro suffragata da fonti letterarie o epigrafiche, ma si basa su considerazioni esclusivamente stilistiche, come quelle che sottolineano la padronanza pienamente tridimensionale delle relazioni spaziali e l’adozione di un canone di proporzioni slanciate a governare la costruzione della figura, ed evocano la formula programmatica del Maestro, che aveva inteso raffigurare il corpo umano “non come dev’essere, ma come si vede” (Plin., N. H. XXXIV, 65), cioè secondo le modalità della naturale percezione ottica.

Materiale

Gesso

Tipologia

Copia

Ambito

Antico

Originale

330-320 a.C.

Copia

inizi del XX sec. d.C.

Il percorso è concluso.
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