Atleti scolpiti

Atleti scolpiti

Atleti scolpiti


Nelle sale della Sezione di Scultura Moderna dei Musei Civici di Pavia è possibile incontrare figure di atleti in forte dinamismo, la cui tensione dei corpi e il senso di sforzo fisico e mentale, sono caratteristiche riscontrabili nel rispetto del senso di proporzione ed equilibrio. La rappresentazione dell’atleta nelle sculture è presente in quelle tratte dall’antico, come il noto Discobolo e il gruppo dei Lottatori, e in quelle moderne, come ad esempio il Pugile di Filippo Tallone.

La tensione dello sforzo fisico delle figure degli atleti è ben colta nel gruppo, noto con il nome i lottatori. La muscolatura dei corpi e l’intreccio delle due figure donano alla scultura un forte senso di movimento e dinamismo. A differenza della quiete dopo la lotta della scultura moderna del Pugile di Filippo Tallone e della tensione mentale che precede l’atto di lanciare il disco del Discobolo, i lottatori sono colti nell’atto del più alto momento di dinamismo.
Gruppo dei lottatori
Due lottatori di pancrazio in completa nudità

Autore

Giovanni Spertini

Il gesso è tratto da una copia romana in marmo di fine I sec. a.C. - I sec. d.C., derivata a sua volta da un originale greco in bronzo, oggi perduto, di III sec. a.C. Rinvenuta nel 1583 a Roma, dal 1677 la copia romana è esposta a Firenze alla Galleria degli Uffizi. Il gruppo scultoreo rappresenta due lottatori di Pancrazio (da pan = tutto e kratos = potenza). Si trattava di un sport energico ma massacrante, in cui era consentito braccare il rivale anche alle spalle; sferrare testate, pugni, calci, gomitate e ginocchiate; ogni tecnica di presa era inoltre ammessa per stendere a terra il proprio contendente. I due atleti lottano in completa nudità su un terreno sabbioso (il ring nell’antichità). Sono l’uno avvinghiato all’altro; uno dei combattenti sembrerebbe avere la meglio sul rivale, che è immobilizzato a terra, in ginocchio, colto di spalle. Il lottatore soprastante lo doma con entrambe le gambe a premergli sui fianchi, mentre con il braccio sinistro gli afferra il destro e con la spalla sinistra gli comprime la schiena verso il basso; col braccio destro carica un pugno dall’alto. L’opera si presta senza dubbio a una visione a 360° nella sua tridimensionalità. Tutto ciò riporta all’età ellenistica e una muscolosità dei corpi sì accentuata, ma ancora compatta, suggerisce una datazione dei “Lottatori” agli inizi del III sec. a.C.

Materiale

Gesso

Tipologia

Copia

Ambito

Antico

Originale

I secolo d.C.

Copia

XIX secolo d.C.

Sistema Museale di Ateneo
Raccolta archeologica e gipsoteca

Il Museo

La raccolta archeologica dell’Università di Pavia fu voluta nel 1819 da Pietro Vittorio Aldini con funzioni eminentemente didattiche, che ne hanno poi costituito nel tempo il criterio-guida. Ospita categorie monumentali diverse, che coprono l’arco cronologico dalla preistoria al tardoantico: sculture, capitelli, vasi figurati, terrecotte, bronzetti, monete, iscrizioni. Nella raccolta sono compresi una trentina di gessi, acquisiti all’inizio del secolo XX per illustrare le lezioni di storia dell’arte antica: calchi di statue a tutto tondo (in scala 1:1) e un gruppo di riproduzioni di dimensioni ridotte. Particolarmente interessanti il calco del Discobolo Lancellotti, colorato in verde-bronzo, che risale al primo Novecento; e la recentissima restituzione della policromia originaria nel calco della stele di Aristion del Museo Nazionale di Atene.


3 motivi per visitarlo

Un contenitore architettonico straordinario (la sala della Crociera del vecchio Ospedale di San Matteo)

La più bella copia romana in marmo esistente della famosa e perduta Afrodite Sosandra di Calamide

Una raccolta di calchi in gesso di celebri capolavori scultorei dell’antichità

L’immagine dell’atleta, noto come il Discobolo, è sopravvissuta, per la sua celebrità, attraverso la prassi copistica d’epoca romana: questa prevedeva la consapevole riproduzione di sculture famose, sicché le copie spesso presentano delle varianokti. Le statue del Discobolo presenti nelle collezioni della sezione di Scultura Moderna dei Musei Civici e della raccolta archeologica dell’Università di Pavia sono interessanti perchè offrono la possibilità di ammirare tre calchi riferibili a tre distinte copie romane in marmo: il Discobolo Lancellotti e il Discobolo Castelporziano presso la collezione universitaria e il Discobolo Townley presso i Musei Civici di Pavia.

Discobolo Lancellotti: Calco in gesso di una copia romana marmorea del Discobolo di Mirone, di età antonina (II sec. d.C): l’esemplare dell’Università di Pavia presenta una particolarità: pur essendo il calco di una copia marmorea, è dipinto come a riprodurre l’originale bronzeo.

Discobolo Lancellotti

Autore

Mirone di Eleutere

La Gipsoteca dell’Università di Pavia ospita ben due calchi in gesso del Discobolo di Mirone (ca. 460 a.C.), uno dei massimi capolavori dello stile severo. Entrambi derivano da copie romane in marmo dell’originale perduto (Luciano, Philops., 18), che doveva essere in bronzo, come dimostra la presenza di un ingombrante sostegno e di puntelli con funzione statica. Quello dei due calchi di Pavia che restituisce senza lacune l’integrità dell’archetipo, è ricavato da una delle repliche romane più vicine all’originale: datata in età antonina (II sec. d.C.) e ritrovata a Roma, sull’Esquilino, nel 1871; già nella collezione Lancellotti, essa è oggi conservata al Museo Nazionale Romano. Ma il calco di Pavia presenta una singolarità: riproduce infatti fedelmente il Discobolo Lancellotti (marmoreo), ma simula una statua bronzea nell’essere uniformemente colorato in verde scuro – la tonalità della tipica patina di ossidazione –, con gli occhi dipinti come per l’inserimento di pietre dure. Il Discobolo di Mirone rappresenta l’atleta cogliendolo in un momento molto particolare: il preciso istante il cui ha appena terminato di caricare l’azione e sta per scagliare il disco, in una sorta di momento ideale, “sospeso” tra azione in potenza e azione in atto, realizzato con una costruzione rigorosamente geometrica della figura.

Materiale

Gesso dipinto

Tipologia

Copia

Ambito

Antico

Originale

ca. 460 a.C.

Copia

inizi del XX sec. d.C.

Musei Civici
Sezione di scultura moderna e Gipsoteca

Il Museo

Il nuovo allestimento al secondo piano del Castello Visconteo presenta una raccolta di oltre 200 sculture del XIX e XX secolo, perlopiù in gesso: calchi di opere antiche accanto a bozzetti e opere definitive. I calchi, provenienti dalle Scuole di Disegno e Incisione e di Pittura (attive a Pavia dal 1838 al 1934), erano utilizzati per lo studio della statuaria classica: si va dal gruppo del Laocoonte al Torso del Belvedere, dal Fauno danzante alla Venere de' Medici. Il percorso prosegue presentando sculture in gesso, terracotta, bronzo e marmo realizzate da artisti di formazione lombarda: dalle prove romantiche di Giovanni Spertini al tocco scapigliato di Medardo Rosso ed Ernesto Bazzaro, dal simbolismo di Romolo Del Bo al liberty di Alfonso Marabelli, per finire con il realismo di Filippo Tallone e i bronzi di Emilio Testa, noto anche come medaglista.


3 motivi per visitarlo

Un allestimento nuovo e moderno all'interno di un castello del '300, da cui si vede il miglior panorama della città

Un percorso che si snoda tra copie in gesso di celebri statue classiche e opere originali realizzate tra ‘800 e ‘900 da maestri come Medardo Rosso, Giovanni Spertini, Romolo Del Bo, Alfonso Marabelli, Filippo Tallone

Un approccio trasversale alla scultura, che focalizza l'attenzione su materiali, forme, funzioni

Il Discobolo detto Townley , calco in gesso di una copia romana in marmo del Discobolo di Mirone, ritrovata a Villa Adriana (Tivoli), nel 1791 e databile al II sec. d.C. presenta un’evidente variante nella posizione della testa, rivolta verso il basso e non “verso la mano che tiene il disco, ed inclinata in modo da rialzarsi di scatto” (Luciano, Phil., XVIII, 45-46), rispetto alle due copie della raccolta archeologica dell’Università di Pavia Lancellotti e Castelporziano.
Il Pugile

Autore

Filippo Tallone

Formatore

Carlo Campi

L'opera in gesso è stata realizzata nel 1933 da Filippo Tallone, scultore di origine torinese ma formatosi alla Scuola di Pittura di Pavia. L'atleta è colto in un momento di riposo, sottolineato dall'espressione del volto, che simboleggia la quiete dopo la lotta. Il soggetto è interpretato con grande verismo e particolare attenzione per gli atteggiamenti e le emozioni.

Materiale

Gesso

Tipologia

Originale

Ambito

Moderno

Originale

1933 d.C.

Il percorso è concluso.
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